A volte, i sogni (o gli incubi) avanzano e prendono il sopravvento sulla realtà. È esattamente ciò che è successo ad Alice. Un coniglio bianco ha sconvolto un pomeriggio qualunque, e lei lo ha seguito in una terra misteriosa, dove le regole sociali non si applicano, e dove la fisica e la logica sono sovvertite.
I visitatori di Alice in Doomedland vivono un’esperienza simile, in cui Palazzo Bonvicini a Venezia si trasforma in un luogo di metafore giocose e riflessioni sulle fantasie di potere dell’uomo e sulla realtà distopica che queste hanno generato. Il Paese delle Meraviglie è ormai un ricordo sbiadito. Il mondo intero, così come lo conosciamo, si è tramutato in una routine minacciosa, difficile da decifrare, probabilmente destinata alla rovina. Seguendo gli artisti fuori dai sentieri battuti e al di là delle nostre abituali categorie di pensiero, potremmo scoprire dimensioni inattese di noi stessi. L’arte ha il potere di agire come forza trainante, spingendoci a riflettere sul ruolo che ognuno di noi ha nella trasformazione del mondo – non del mondo onirico, ma del mondo reale, quello che tutti condividiamo.
Luca Berta et Francesca Giubilei
Curatori della mostra Alice in Doomedland

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