Indirizzo

Fondation Valmont,
Palazzo Bonvicini
Calle Agnello, 2161/A
30135 Venezia VE, Italy
Open every day,
10.00 am to 6.00 pm

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free entry
info@fondationvalmont.com

Ego

22.04.2023 > 24.02.2024

Immagina Venezia, dove quattro artisti si sono trovati immersi nella più alta rappresentazione della bellezza eterna e fragile. Inevitabilmente, questa città ha giocato il ruolo di fonte d’ispirazione, spingendo gli artisti a riflettere sul concetto di Ego: Ego come sé, la prima persona singolare. Ego come Ich, mediatore tra il conscio e l’inconscio. Ego come soggetto pensante. Ego diventa EGO per l’artista, come eroe, come mano creatrice, come colui che prende decisioni in materia di Bellezza.

Qual è il ruolo dell’artista nel mondo contemporaneo? Il suo potere è paragonabile a un’onnipotenza indiscutibile? È chiamato a presentare l’unicità del sé attraverso infinite ripetizioni? Oppure deve sconvolgere lo spettatore rappresentando l’esatto opposto di ciò che definiamo Bellezza classica?

Carles Valverde, Didier Guillon, Vangelis Kyris e Anatoli Georgiev si sono confrontati con queste domande, in un’esposizione tutta al maschile a Palazzo Bonvicini, dove Arte e Bellezza si intrecciano indissolubilmente.

Photo group 7000641 9538538.

From left to right:
Anatoli Georgiev, Vangelis Kyris, Didier Guillon, Carles Valverde. May 2022, Venice

CARLES VALVERDE

COMPOSIZIONE DI DUE ELEMENTI MODULARI

“Per me, il concetto di EGO è l’individualità della parola ‘società’. Abbiamo sempre l’impressione di analizzare noi stessi, ma se osserviamo ciò che accade attorno a noi, l’unicità non è nulla se non è parte di un insieme. La molteplicità di un Ego è ciò che crea una società. L’Ego nelle arti è l’Ego nella creazione. Lo stato puro della creatività è completamente egoistico. Bisogna convincersi ad essere sinceri nei confronti del resto della società. L’uomo può cambiare la società – sì, credo che un individuo possa cambiarla – ma mai in un gruppo privo di riflessione.

La riflessione individuale e filosofica è più importante. Per questo motivo, il concetto che presentiamo alla Fondation Valmont è l’individualità di un elemento. Un elemento identico a tutti gli altri che mostreremo. Questo elemento egoistico costruisce il proprio Ego attraverso un altro. È il suo elemento gemello a permettere ogni possibile combinazione e quindi la creazione di Ego individuali. Forse ha a che fare con il funzionamento del nostro DNA: abbiamo tutti la stessa base, eppure combinata in modi diversi si generano individui unici. È questo che cerchiamo. Ciò che è vicino al mio lavoro è la semplicità, la ricerca dell’essenza delle cose e il mostrarla, che è, in fondo, la cosa più difficile.”

Carles Valverde, maggio 2022

Drawing Composition of a modular element Carles Valverde 3014459 7816755.
Prototype LHomme Pensant Didier Guillon 2084453 8931501.

DIDIER GUILLON

L’HOMME PENSANT

“L’arte è l’idea che abbiamo della bellezza, che parla ai sensi e alle emozioni.

L’artista è colui che ha il senso della bellezza e sa creare un’opera d’arte.

L’Ego è la consapevolezza di sé dell’artista, la fonte d’ispirazione per la creazione della bellezza.

For the creation of L’Homme Pensant, I wanted to consider these definitions. It is a distorted representation of the beauty, the impossible outcome of creation, a kind of non-beauty. It had to be a kind of inner cry, an inner malaise, hence the distorted physique of the character of Ego.

Per la creazione di L’Homme Pensant, ho voluto riflettere su queste definizioni. Si tratta di una rappresentazione distorta della bellezza, il risultato impossibile della creazione, una sorta di non-bellezza. Doveva essere un grido interiore, un disagio interiore, da cui deriva il fisico deformato della figura dell’Ego.

Didier Guillon, maggio 2022

VANGELIS KYRIS – ANATOLI GEORGIEV

RAIMENT OF THE SOUL

“Credo che l’EGO sia responsabile, in egual misura, sia degli aspetti positivi che di quelli negativi della specie umana. L’evoluzione dell’Ego ha distinto gli esseri umani dagli animali, permettendo loro di acquisire le necessità primarie; allo stesso tempo, però, l’Ego ha fatto sì che molte cose immateriali venissero percepite come necessarie. Così è nata la nostra civiltà: scienza, tecnologia, arte, filosofia. L’Ego è responsabile di ciò di cui l’umanità va fiera, ma il suo eccesso ha portato alle guerre e allo sviluppo dei Sette Peccati Capitali: Invidia, Gola, Accidia, Ira, Avarizia, Lussuria e Superbia. L’Ego è dunque responsabile anche di ciò che oggi è vergognoso per l’umanità. Quando la fotografia venne introdotta, i Greci usavano il termine Apathanatizo (immortalizzare) invece di fotografia. Apathanatizo significa preservare qualcosa nella memoria delle generazioni presenti e future. La vanità del fotografo lo rende simile a una figura divina, dotata di un Ego altamente sviluppato. Il mio obiettivo, come fotografo, non è immortalizzare la forma umana, ma fermare il tempo, elevare le emozioni e potenziare la memoria. Anatoli aggiunge la terza dimensione all’opera con il suo ricamo. Un frammento di vita effimera in un mondo che evolve linearmente, preservando la sua storia e, soprattutto, il suo invincibile Super-Ego.”

Vangelis Kyris, maggio 2022

“Gli esseri umani nascono con un forte senso di individualità – l’Ego – che, nel bene e nel male, domina la nostra esistenza. L’EGO è onnipresente in tutti i nostri sensi: gusto, olfatto, udito, vista e tatto. Credo che il mio lavoro di ricamo sia profondamente legato all’Ego attraverso la vista e il tatto.

L’essere umano nasce con un Ego. Lo accompagna per tutta la vita. L’Ego nasce dal gusto, dall’olfatto, dalla vista, dall’udito e dal tatto. È parte di ciò che siamo, nel bene e nel male. Io sono un ricamatore. Ricamo sulle fotografie di Vangelis Kyris. Un ricamo intrecciato con la fotografia. Un ricamo creato su costumi fotografati, ricchi di motivi e simboli, costumi risalenti a oltre due secoli fa. Riporto in vita il ricamo del passato attraverso il mio Ego. Io.”

Anatoli Georgiev, maggio 2022

Vangelis Kyris E28093 Anatoli Georgiev Costume of Kyra Frosyni Ioannina Epirus 18th c. 2022 8941521 9307589. The costume belongs to the National Historical Museum of Athens collect

Jakub Flejšar

Per la prima volta a Palazzo Bonvicini, le sale sono metaforicamente e fisicamente intrecciate per rappresentare il profondo legame familiare di Jakub Flejšar e Pavel Roučka da una prospettiva a 360 gradi. Flejšar sintetizza questo legame ponendo una scultura tra la sua sala e quella di Roučka : un uomo seduto, l’artista stesso, penetra visceralmente nello spazio. Questa disposizione permette al visitatore di scoprire, nella Sala 1, solo una parte dell’insieme. Al centro della sala, una grande figura umana è accovacciata e fissa l’uomo seduto, apparentemente oppresso da un’eredità troppo pesante da portare. Le sculture sono ritratti dell’artista in diverse fasi della sua vita : prima e dopo aver acquisito la capacità di mantenere la complicità con Roučka senza scivolare nella dipendenza. La complicità è un concetto chiave nell’Odissea, in quanto Telemaco svolge un ruolo fondamentale affiancando Ulisse nel rivendicare il potere a Itaca.
The sculptures are portraits of the artist at different stages of his life : before and after mastering the ability to maintain his complicity with Roučka without slipping into dependency. Complicity is a key concept in the Odyssey after all, as Telemachus plays a pivotal role in Ulysses’ attempt to reclaim power in Ithaca.

Pavel Roučka

Champ de Bataille si dispiega come un momento di confronto : l’uomo seduto di Flejšar, situato tra le due sale, volge deliberatamente le spalle ai quadri del patrigno, preparandosi a prendere una decisione coraggiosa. Pur comprendendo il lavoro della figura paterna, è finalmente pronto a plasmare il proprio percorso.
Al centro della Sala 2, due grandi dipinti di Roučka raffigurano le figure chiave di Itaca, Penelope, immobile e silenziosa sul davanti come una matriarca osservatrice ; Telemaco con Ulisse sono raffigurati insieme sul retro come un’unica entità – coincidenti, sublimati, quasi indistinguibili. Questa fusione solleva un interrogativo : il figlio può mai liberarsi veramente, o è destinato a portare per sempre l’eredità del padre ? Questa dualità è al centro di Champ de Bataille, un rivoluzionario campo di battaglia in piena trasformazione.
Accanto a questa visione centrale, una serie di scene si dispiega come un abbraccio protettivo. Telemaco appare in diverse fasi del suo viaggio : combatte, si mette in discussione e alla fine trionfa. Padre e figlio non saranno quindi mai rivali, ma figure intrecciate nella stessa lotta, che navigano sulla linea sottile tra discendenza e autodeterminazione.

Maxence Guillon

L’installazione di Maxence Guillon The Virtuous Circle esplora il suo percorso di uomo e di figlio seguendo le orme di suo padre, Didier Guillon. Questo percorso è inizialmente rappresentato da un tappeto rosso, che simboleggia il cammino di formazione dell’artista mentre è guidato e protetto dal padre. Quando il tappeto assume una tonalità bruna, la scena si sposta in un’arena contemporanea, dove un’installazione multimediale sostituisce la presenza fisica degli antichi spettatori romani. Davanti a questa arena imponente, una scultura in stile classico con le fattezze di Maxence mostra al pubblico le sue gestae come un gladiatore.
La presenza virtuale del padre giudica silenziosamente la performance del figlio, osservandolo in continua presenza/assenza dagli spalti dell’arena. Mentre Didier Guillon sostituisce gli spettatori fisici dell’antica Roma, visitatori in carne e ossa possono sedersi di fronte a Maxence su uno scranno speciale, mettendosi nei panni del padre. Il viaggio di Maxence, come quello di Telemaco, rispecchia l’esperienza umana universale di navigare in un’avventura resa possibile solo dalla consapevolezza dell’eredità paterna.

Didier Guillon

Per la Sala 4, Didier Guillon ha scelto di presentare due disegni anatomici del suo trisnonno, Alphonse Lami, stampati su imponenti totem monolitici che si ergono come echi monumentali del passato. Queste sculture ancorano le opere al presente, collegando diverse generazioni attraverso il tempo. Sopra questi totem, la parola sogno brilla in lettere luminose e incandescenti, tradotte in dieci lingue diverse. Questo termine universale trascende le barriere linguistiche e culturali, ponendo aspirazione e coraggio alla base dell’esperienza umana.
L’installazione En dessous des rêves ci invita a riflettere
sul ruolo essenziale dei sogni nel plasmare il nostro futuro. Senza sogni, diventa impossibile attingere dal passato il
patrimonio necessario per navigare nel presente e, soprattutto, per guardare verso l’orizzonte sconosciuto.
Come ultima sala della mostra, questo spazio chiude
il circolo virtuoso, invitando lo spettatore a riflettere su come il patrimonio plasmi non solo il passato ma anche il futuro. Proprio come il viaggio di Telemaco che giunge alla sua conclusione, questa sala funge da culmine, unendo i temi del- l’eredità, della trasformazione e della scoperta di sé, lasciando allo spettatore un senso di determinazione e di potenziale.

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