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L’Homme pensant, Historical Archives Museum of Hydra, Grecia

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01.06.2024-30.06.2024

Historical Archives Museum of Hydra, Grecia

Lunedì – Domenica, 9 – 16
e 19.30 – 21.30

info@fondationvalmont.com

L’Homme Pensant

> 01.06.2024 – 30.06.2024

di Didier Guillon

L’Homme Pensant. Una digressione sulla Bellezza

Direttamente da Venezia, l’installazione L’Homme Pensant approda in Grecia per la mostra personale di Didier Guillon presso lo Historical Archive Museum di Hydra.

Le sculture erano state precedentemente esposte nell’ambito del progetto internazionale EGO, ospitato nel 2023 a Palazzo Bonvicini a Venezia, insieme ad altre straordinarie opere di Carles Valverde, Vangelis Kyris e Anatoli Georgiev.

Con la conclusione di EGO avvenuta pochi mesi fa, la Fondation Valmont ha trasformato le opere di Guillon in una mostra personale itinerante, destinata a toccare alcune delle più esclusive location nel 2024. Per approfondire il significato di questo progetto, riportiamo di seguito la dichiarazione di Didier Guillon sulla sua installazione.

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L’arte è l’idea che abbiamo della bellezza, che parla ai sensi e alle emozioni. L’artista è colui che possiede il senso della bellezza e riesce a dar vita a un’opera d’arte. L’ego è la consapevolezza di sé in quanto artista, la fonte d’ispirazione per la creazione della bellezza. Per la realizzazione di L’Homme Pensant, ho voluto riflettere su queste definizioni. Si tratta di una rappresentazione distorta della bellezza, l’esito impossibile della creazione, una sorta di non-bellezza. Doveva essere un grido interiore, un disagio profondo, ed è per questo che il personaggio di Ego assume una fisicità deformata. L’installazione, intitolata L’Homme Pensant, è composta da dieci sculture raffiguranti busti di uomini urlanti. L’intento è quello di ribaltare il concetto classico di bellezza: l’artista, abituato a creare bellezza come obiettivo primario, è ora chiamato a rappresentare l’assenza stessa della bellezza. A differenza delle tradizionali gallerie di calchi in gesso, in cui figure umane bianche e armoniche si susseguono in proporzioni perfette, questi uomini urlano, intrappolati in corpi sconosciuti che non riconoscono come propri. Ricoperti di pittura dorata, i busti vengono infine nobilitati con un nuovo status, trasformando il dolore e la deformazione in una riflessione profonda sul concetto di bellezza nell’arte contemporanea.

Didier Guillon, maggio 2022

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L’homme pensant by Didier Guillon
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Jakub Flejšar

Per la prima volta a Palazzo Bonvicini, le sale sono metaforicamente e fisicamente intrecciate per rappresentare il profondo legame familiare di Jakub Flejšar e Pavel Roučka da una prospettiva a 360 gradi. Flejšar sintetizza questo legame ponendo una scultura tra la sua sala e quella di Roučka : un uomo seduto, l’artista stesso, penetra visceralmente nello spazio. Questa disposizione permette al visitatore di scoprire, nella Sala 1, solo una parte dell’insieme. Al centro della sala, una grande figura umana è accovacciata e fissa l’uomo seduto, apparentemente oppresso da un’eredità troppo pesante da portare. Le sculture sono ritratti dell’artista in diverse fasi della sua vita : prima e dopo aver acquisito la capacità di mantenere la complicità con Roučka senza scivolare nella dipendenza. La complicità è un concetto chiave nell’Odissea, in quanto Telemaco svolge un ruolo fondamentale affiancando Ulisse nel rivendicare il potere a Itaca.
The sculptures are portraits of the artist at different stages of his life : before and after mastering the ability to maintain his complicity with Roučka without slipping into dependency. Complicity is a key concept in the Odyssey after all, as Telemachus plays a pivotal role in Ulysses’ attempt to reclaim power in Ithaca.

Pavel Roučka

Champ de Bataille si dispiega come un momento di confronto : l’uomo seduto di Flejšar, situato tra le due sale, volge deliberatamente le spalle ai quadri del patrigno, preparandosi a prendere una decisione coraggiosa. Pur comprendendo il lavoro della figura paterna, è finalmente pronto a plasmare il proprio percorso.
Al centro della Sala 2, due grandi dipinti di Roučka raffigurano le figure chiave di Itaca, Penelope, immobile e silenziosa sul davanti come una matriarca osservatrice ; Telemaco con Ulisse sono raffigurati insieme sul retro come un’unica entità – coincidenti, sublimati, quasi indistinguibili. Questa fusione solleva un interrogativo : il figlio può mai liberarsi veramente, o è destinato a portare per sempre l’eredità del padre ? Questa dualità è al centro di Champ de Bataille, un rivoluzionario campo di battaglia in piena trasformazione.
Accanto a questa visione centrale, una serie di scene si dispiega come un abbraccio protettivo. Telemaco appare in diverse fasi del suo viaggio : combatte, si mette in discussione e alla fine trionfa. Padre e figlio non saranno quindi mai rivali, ma figure intrecciate nella stessa lotta, che navigano sulla linea sottile tra discendenza e autodeterminazione.

Maxence Guillon

L’installazione di Maxence Guillon The Virtuous Circle esplora il suo percorso di uomo e di figlio seguendo le orme di suo padre, Didier Guillon. Questo percorso è inizialmente rappresentato da un tappeto rosso, che simboleggia il cammino di formazione dell’artista mentre è guidato e protetto dal padre. Quando il tappeto assume una tonalità bruna, la scena si sposta in un’arena contemporanea, dove un’installazione multimediale sostituisce la presenza fisica degli antichi spettatori romani. Davanti a questa arena imponente, una scultura in stile classico con le fattezze di Maxence mostra al pubblico le sue gestae come un gladiatore.
La presenza virtuale del padre giudica silenziosamente la performance del figlio, osservandolo in continua presenza/assenza dagli spalti dell’arena. Mentre Didier Guillon sostituisce gli spettatori fisici dell’antica Roma, visitatori in carne e ossa possono sedersi di fronte a Maxence su uno scranno speciale, mettendosi nei panni del padre. Il viaggio di Maxence, come quello di Telemaco, rispecchia l’esperienza umana universale di navigare in un’avventura resa possibile solo dalla consapevolezza dell’eredità paterna.

Didier Guillon

Per la Sala 4, Didier Guillon ha scelto di presentare due disegni anatomici del suo trisnonno, Alphonse Lami, stampati su imponenti totem monolitici che si ergono come echi monumentali del passato. Queste sculture ancorano le opere al presente, collegando diverse generazioni attraverso il tempo. Sopra questi totem, la parola sogno brilla in lettere luminose e incandescenti, tradotte in dieci lingue diverse. Questo termine universale trascende le barriere linguistiche e culturali, ponendo aspirazione e coraggio alla base dell’esperienza umana.
L’installazione En dessous des rêves ci invita a riflettere
sul ruolo essenziale dei sogni nel plasmare il nostro futuro. Senza sogni, diventa impossibile attingere dal passato il
patrimonio necessario per navigare nel presente e, soprattutto, per guardare verso l’orizzonte sconosciuto.
Come ultima sala della mostra, questo spazio chiude
il circolo virtuoso, invitando lo spettatore a riflettere su come il patrimonio plasmi non solo il passato ma anche il futuro. Proprio come il viaggio di Telemaco che giunge alla sua conclusione, questa sala funge da culmine, unendo i temi del- l’eredità, della trasformazione e della scoperta di sé, lasciando allo spettatore un senso di determinazione e di potenziale.

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