Indirizzo

Fondation Valmont,
Palazzo Bonvicini
Calle Agnello, 2161/A
30135 Venezia VE, Italy
T +39 041 805 0002
Opening hours : 7/7 – 10am to 6pm
free entry
info@fondationvalmont.com

Scarica il comunicato stampa

Contattaci

Peter Pan. La nécessité du rêve

23.04.2022 > 26.02.2023

da Peter and Wendy, 1911, J. M. Barrie

La vita quotidiana raramente equivale a un paradiso. Ma di notte – di notte possiamo sognare. Tutti hanno bisogno di una via di fuga, di un luogo in cui rifugiarsi con la mente. Peter Pan incarna meglio di chiunque altro questa fantasia di evasione e libertà. Ma Peter è per metà umano, per metà uccello. Noi adulti, esseri reali, non possiamo librarci in volo e sorvolare una libertà che, una volta conquistata, è nostra per sempre. Non abbiamo tutto il tempo del mondo.

Il problema è che a volte dimentichiamo come i bambini vedano il mondo. Peter Pan, non avendo memoria, non può raccontare storie: lui è la storia. Questa coincidenza assoluta tra lui e il presente è ciò che lo rende affascinante, ma allo stesso tempo è il motivo per cui non può essere considerato un buon prototipo di artista. Peter è sempre alla ricerca frenetica di nuove avventure: le esperienze passate sono archiviate e dimenticate. Non ci sono pause, né tempo per riflettere su ciò che è stato vissuto. Per questo motivo, Peter può persino dimenticare la sua amata Wendy o il temibile Capitan Uncino senza che la sua identità ne risenta minimamente.

Peter Pan racchiude in sé alcuni aspetti condensati che la società britannica dei primi del Novecento poteva immaginare solo nel contesto di un mondo esotico e infantile. Peter Pan e l’Isola che non c’è sembrano incarnare il desiderio dell’artista di creare qualcosa di totalmente originale, qualcosa che non possa essere né mediato né riprodotto. È ciò che Walter Benjamin avrebbe poi definito come l’"aura", ovvero "l’apparizione unica di una lontananza". Non c’è nulla di più vicino e, allo stesso tempo, più lontano da ciascuno di noi del bambino che siamo stati.

Peter Pan, quindi, non è un paradigma dell’artista ancora in contatto con l’immaginazione infantile, come molti amano pensare. Piuttosto, è un’allegoria di un luogo dionisiaco, governato dall’ambiguità di un continuo rovesciamento di valori e dal desiderio di potere di un ego infantilmente invincibile, libero da qualsiasi pretesa di responsabilità. Ed è proprio questo il luogo che ogni artista, se vuole essere tale, deve prima visitare.

Per Peter Pan. La nécessité du rêve, abbiamo chiesto ai nostri artisti di lavorare con l’immagine in movimento: questo mezzo specifico, secondo Benjamin, è quello che più di ogni altro riesce a eliminare totalmente l’aura. Qui il confine tra autore e spettatore si sfuma, poiché la produzione e la manipolazione delle immagini nell’era della riproducibilità tecnica sono alla portata di tutti.

La distrazione indotta dal cinema, generata dal continuo flusso di immagini che lascia poco spazio alla contemplazione, è simile alla distrazione di Peter Pan, il cui orizzonte mentale è sempre occupato dall’avventura presente. Oggi, più che mai, la proliferazione delle immagini in movimento è strettamente legata alla riduzione della soglia di attenzione.
Le quattro installazioni video vogliono essere una distrazione dalla distrazione stessa. Abbiamo chiesto a ciascun artista di lavorare su un tema legato alla figura di Peter Pan, rappresentandolo in totale libertà.

STEPHANIE BLAKE

ha scelto di affrontare il tema della libertà, intesa come distacco dalla responsabilità personale e capacità di dimenticare.

stephanie landing 6771313 8103020.
didier valentine landing 8321966 9235037.

DIDIER AND VALENTINE GUILLON

sono partiti dall’idea di ambivalenza e delle trasformazioni tra le opposizioni binarie della logica adulta.

SILVANO RUBINO

ha esplorato il tema dell’infinito, della temporalità circolare e dell’impulso del desiderio.

silvano landing 8452434 5761030.
isao landing 7762169 4644682.

ISAO

ha lavorato sul tema dell’equilibrio creativo, in un campo definito dal caos anarchico e dalla rigidità della forma.

Jakub Flejšar

Per la prima volta a Palazzo Bonvicini, le sale sono metaforicamente e fisicamente intrecciate per rappresentare il profondo legame familiare di Jakub Flejšar e Pavel Roučka da una prospettiva a 360 gradi. Flejšar sintetizza questo legame ponendo una scultura tra la sua sala e quella di Roučka : un uomo seduto, l’artista stesso, penetra visceralmente nello spazio. Questa disposizione permette al visitatore di scoprire, nella Sala 1, solo una parte dell’insieme. Al centro della sala, una grande figura umana è accovacciata e fissa l’uomo seduto, apparentemente oppresso da un’eredità troppo pesante da portare. Le sculture sono ritratti dell’artista in diverse fasi della sua vita : prima e dopo aver acquisito la capacità di mantenere la complicità con Roučka senza scivolare nella dipendenza. La complicità è un concetto chiave nell’Odissea, in quanto Telemaco svolge un ruolo fondamentale affiancando Ulisse nel rivendicare il potere a Itaca.
The sculptures are portraits of the artist at different stages of his life : before and after mastering the ability to maintain his complicity with Roučka without slipping into dependency. Complicity is a key concept in the Odyssey after all, as Telemachus plays a pivotal role in Ulysses’ attempt to reclaim power in Ithaca.

Pavel Roučka

Champ de Bataille si dispiega come un momento di confronto : l’uomo seduto di Flejšar, situato tra le due sale, volge deliberatamente le spalle ai quadri del patrigno, preparandosi a prendere una decisione coraggiosa. Pur comprendendo il lavoro della figura paterna, è finalmente pronto a plasmare il proprio percorso.
Al centro della Sala 2, due grandi dipinti di Roučka raffigurano le figure chiave di Itaca, Penelope, immobile e silenziosa sul davanti come una matriarca osservatrice ; Telemaco con Ulisse sono raffigurati insieme sul retro come un’unica entità – coincidenti, sublimati, quasi indistinguibili. Questa fusione solleva un interrogativo : il figlio può mai liberarsi veramente, o è destinato a portare per sempre l’eredità del padre ? Questa dualità è al centro di Champ de Bataille, un rivoluzionario campo di battaglia in piena trasformazione.
Accanto a questa visione centrale, una serie di scene si dispiega come un abbraccio protettivo. Telemaco appare in diverse fasi del suo viaggio : combatte, si mette in discussione e alla fine trionfa. Padre e figlio non saranno quindi mai rivali, ma figure intrecciate nella stessa lotta, che navigano sulla linea sottile tra discendenza e autodeterminazione.

Maxence Guillon

L’installazione di Maxence Guillon The Virtuous Circle esplora il suo percorso di uomo e di figlio seguendo le orme di suo padre, Didier Guillon. Questo percorso è inizialmente rappresentato da un tappeto rosso, che simboleggia il cammino di formazione dell’artista mentre è guidato e protetto dal padre. Quando il tappeto assume una tonalità bruna, la scena si sposta in un’arena contemporanea, dove un’installazione multimediale sostituisce la presenza fisica degli antichi spettatori romani. Davanti a questa arena imponente, una scultura in stile classico con le fattezze di Maxence mostra al pubblico le sue gestae come un gladiatore.
La presenza virtuale del padre giudica silenziosamente la performance del figlio, osservandolo in continua presenza/assenza dagli spalti dell’arena. Mentre Didier Guillon sostituisce gli spettatori fisici dell’antica Roma, visitatori in carne e ossa possono sedersi di fronte a Maxence su uno scranno speciale, mettendosi nei panni del padre. Il viaggio di Maxence, come quello di Telemaco, rispecchia l’esperienza umana universale di navigare in un’avventura resa possibile solo dalla consapevolezza dell’eredità paterna.

Didier Guillon

Per la Sala 4, Didier Guillon ha scelto di presentare due disegni anatomici del suo trisnonno, Alphonse Lami, stampati su imponenti totem monolitici che si ergono come echi monumentali del passato. Queste sculture ancorano le opere al presente, collegando diverse generazioni attraverso il tempo. Sopra questi totem, la parola sogno brilla in lettere luminose e incandescenti, tradotte in dieci lingue diverse. Questo termine universale trascende le barriere linguistiche e culturali, ponendo aspirazione e coraggio alla base dell’esperienza umana.
L’installazione En dessous des rêves ci invita a riflettere
sul ruolo essenziale dei sogni nel plasmare il nostro futuro. Senza sogni, diventa impossibile attingere dal passato il
patrimonio necessario per navigare nel presente e, soprattutto, per guardare verso l’orizzonte sconosciuto.
Come ultima sala della mostra, questo spazio chiude
il circolo virtuoso, invitando lo spettatore a riflettere su come il patrimonio plasmi non solo il passato ma anche il futuro. Proprio come il viaggio di Telemaco che giunge alla sua conclusione, questa sala funge da culmine, unendo i temi del- l’eredità, della trasformazione e della scoperta di sé, lasciando allo spettatore un senso di determinazione e di potenziale.

Press Digital
Teaser

Fondation Valmont,
Newsletter d'Arte

Se ti iscrivi, riceverai aggiornamenti su tutti gli straordinari progetti della Fondazione Valmont, insieme ad approfondimenti speciali sulle più brillanti mostre d’arte contemporanea a Venezia e nel mondo.

Fondation Valmont,
Newsletter d'Arte

Se ti iscrivi, riceverai aggiornamenti su tutti gli straordinari progetti della Fondazione Valmont, insieme ad approfondimenti speciali sulle più brillanti mostre d’arte contemporanea a Venezia e nel mondo.

it_IT