La mostra dà vita allo spirito epico dell Odissea i Omero nel contesto del nostro mondo contemporaneo. Quattro artisti internazionali Gayle Chong Kwan, Stephanie Blake, ISAO e Didier Guillon— reinterpretano e infondono nuova linfa vitale al racconto classico.
Primo capitolo di una trilogia mitologica, ULISSE. We are all Heroes narra quattro degli eventi più cruciali dell’opera, in cui Ulisse affronta incontri straordinari. Se Ulisse è l’eroe di questa mostra, il prossimo anno Palazzo Bonvicini svilupperà un progetto curatoriale su Telemaco, seguito dal capitolo finale della serie Odisseadedicato a Penelope.
Chi è l’eroe a cui fa riferimento il titolo? Ulisse è il figlio di Laerte, re di Itaca. Durante i dieci anni del suo turbolento viaggio di ritorno a casa, affronta nuovi mondi e sfide eccezionali, che gli artisti hanno reinterpretato e presentato nelle quattro stanze del nostro palazzo rinascimentale.
Sebbene molto diversi tra loro, questi episodi della storia condividono un elemento fondamentale: l’astuzia di Ulisse, che gli permette di uscirne sempre vittorioso. Dalla sconfitta di Polifemo alla salvezza dei suoi compagni da Circe, dall’inganno delle Sirene fino alla riconquista della sua patria contro i Proci, ogni installazione invita il visitatore a un viaggio multisensoriale. Come Ulisse, il pubblico si immerge in un percorso esperienziale: talvolta navigando attraverso un “oceano di notte”, talvolta attraversando passaggi luminosi e vividi. Non vivendo il nòstos nòstos come l’eroe omerico, il visitatore di ULISSE. We are all Heroes intraprende una scoperta concettuale, tra meraviglia e contemplazione.
Benvenuti a bordo.

GAYLE CHONG KWAN
CYCLOPE

La Stanza 1 ospita l’installazione di Gayle Chong Kwan, ispirata all’incontro di Ulisse con Polifemo, il gigante antropofago, simbolo di una visione ristretta e limitata. L’artista sviluppa un’installazione articolata partendo dallo scontro tra due mondi opposti: consapevolezza intellettuale VS cecità fisica e mentale.
Cyclope esplora la visione e la politica dello sguardo attraverso i temi della sorveglianza, della storia dell’arte e della miopia dell’artista stessa. L’opera prende forma da una ricerca storica e archivistica, intrecciandosi con un approccio visivo espanso e incarnato. L’installazione include fotografia, scultura, mobile e pittura. Un grande trittico fotografico ritrae una testa gigante con mani smembrate – a metà tra ciclope, gorgone e medusa – realizzata con un collage di immagini storiche, contemporanee e generate dall’AI legate all’oftalmologia, alla sorveglianza e alla realtà virtuale. Un’enorme struttura mobile, realizzata con un treppiede di legno e rami metallici, sospende collages miniaturizzati di occhi di artiste donne della storia dell’arte, spesso dimenticate. Tre cornici di legno su piedistalli circondano il mobile, evocando tabelle oculistiche e strumenti di correzione della vista, mentre talismani e amuleti rimandano a diverse prospettive del “vedere”.
STEPHANIE BLAKE
CIRCE

If Room 1 is filled with static, one-eyed gazes, a pair of women’s eyes is literally moving in the scenography of Room 2, conceived by Stephanie Blake. Here, a majestic Circe awaits the visitor, quiet yet solemn, with an attitude of readiness and self-defence. Lying all over the floor are ten doll-pigs, resting harmlessly.
Chi è la donna che domina la scena? Circe, figlia del dio del Sole Elio e di Perse, vive da sola sull’isola di Eea, condannata per l’eternità. Regina solitaria del suo dominio, per proteggersi trasforma gli uomini in porci, evitando così intrusioni indesiderate.
L’installazione di Didier Guillon collega l’antico racconto a temi contemporanei, in cui i Proci diventano minacce alla democrazia. La morte dei Proci è un manifesto del nostro tempo, un invito a riflettere sul nostro futuro.
La sua installazione esplora questa complessità, con Circe in posizione dominante sopra gli uomini-maiali, ancora sporchi di fango, silenziosi eppure timorosi. Circe è strega crudele e leale compagna al tempo stesso: il suo amore per sé stessa è la più potente forma di autodifesa.
ISAO
LE SIRENE

Dopo l’anno trascorso sull’isola di Circe, Ulisse riparte, incontro a nuove insidie. Nella Stanza 3, ISAO ricrea l’episodio dell’incontro con le Sirene attraverso un’esperienza immersiva.
Il suono diventa arma di seduzione: il visitatore, attratto dal canto misterioso, si addentra nell’oscurità, ignaro del pericolo. Le Sirene, metà donna e metà uccello, incarnano la tentazione estrema e la distruzione: con il loro richiamo, promettono sapere proibito, ma portano alla rovina.
Omero non svela mai il contenuto del loro canto, lasciando il mistero intatto. Per questa ragione l’installazione si sviluppa in un cubo nero, ispirato alla scatola nera di un naufragio: un unico testimone in caso di tragedia. All’interno, il visitatore osserva una proiezione circolare sul pavimento, simile a un laghetto di carpe koi, pesci sacri giapponesi simbolo di prosperità. L’esperienza diventa interattiva: l’immagine si espande, inghiottendo progressivamente l’intero spazio.
DIDIER GUILLON
LA MORTE DEI PROCI

L’ultima tappa del viaggio si svolge nella Stanza 4, dove Penelope, apparentemente indifesa, resiste alle pressioni psicologiche dei Proci.
Al suo ritorno a Itaca, Ulisse trova la sua patria in pericolo. I Proci, antitesi dell’eroe, rappresentano l’ultima grande sfida. Penelope, simbolo di fede e astuzia, attende il marito, rifiutando lo scontro diretto ma eludendo abilmente i suoi pretendenti.
L’installazione di Didier Guillon collega l’antico racconto a temi contemporanei, in cui i Proci diventano minacce alla democrazia. La morte dei Proci è un manifesto del nostro tempo, un invito a riflettere sul nostro futuro.
Il viaggio di ULISSE. We are all Heroes si conclude con un bombardamento visivo immersivo.
Come possiamo proteggere Penelope, incarnazione della Democrazia? La vediamo, fragile come cartone, eppure ancora indistruttibile. Speriamo per l’eternità.